Bad Game, brutto gioco. Ossia quelle partite che sono autentici atti di autodistruzione in stile Kamikaze verso se stessi, determinanti poi a perdere quasi sempre un obiettivo importante salvo eccezioni (la mia game con Cavallo, dove giocando male ho vinto il torneo per un regalo), che sia un potenziale piazzamento a premi piuttosto che un asticella fissata a una certa altezza da oltrepassare. Prendendo in considerazione la prima del dopo Covid e l’ultima partita ufficiale del ciclo 2021-2024, posso estrapolare gemme di rara bellezza, senza togliere nulla a tutte le altre. Un blunder che ti fa perdere la partita è un blunder, ma un atteggiamento suicida globale è evento singolare e raro che io sposo saltuariamente (fortunatamente sono in buona compagnia). In queste game si legge una certa supponenza nei confronti dell’ avversario, ossia quella sottile onda mentale dell’arroganza che ti suggerisce subdolamente che stai per vincere agevolmente la tua partita solo usando l’energia cosmica emanata dall’ oroscopo che hai letto al bar la mattina. Una vittoria simile al concepimento di un noto messia avvenuto tramite lo spirito santo senza passare per la razionalità di un atto, la fecondazione, che in questo caso coincide con il dover andare a segnare e fare il punto solo con la telepatia, risultato che dal nulla non può essere generato. Il solo desiderio di vincere da solo non basta giocando male e senza mettere in atto delle azioni logiche e sensate! Giocare a scacchi lo si fa quando se ne ha voglia e ci si impegna, il farlo pigramente con sufficienza e con quel velo di arroganza che ti vede carnefice piuttosto che vittima è la focalizzazione giusta da sposare a inizio partita per arrivare a costruire un bello zero sul tabellone! Umiltà prima di tutto, senza sopravvalutare o sottostimare nessuno, ancora una volta gli scacchi educativi insegnano come ci si comporta all’ interno di una collettività.